MOZIA
Near the north-western tip of Sicily, south of Trapani and almost opposite Marsala, there is a laguna called the “Stagnone”, separated from the open sea to the west by an island, Isola Lunga. Situated in the centre of the laguna is the island of San Pantaleo, the Motya of Phoenician times, and two other smaller islands, Santa Maria and Scuola. The geographical situation of Motya is similar to that of many other Phoenician settlements: a small island near the coast, surrounded by shallow water, easy to defend and a safe anchorage for their ships. The city, founded at the end of the 8th century B.C., soon became one of the most important Phoenician colonies; thanks to its proximity to Africa it was one of the first obligatory transit routes towards Spain, Sardinia and Central Italy.
The Phoenicians traded with the Greek colonies present in Sicily, but not all their contacts were of a friendly nature, and a series of battles and wars eventually culminated in the destruction of Motya by Dionysius of Syracuse in 397 B.C. The survivors moved on to the nearby Sicilian coast, founding the city of Lilybeo, the present day Marsala. The island, however, was not completely abandoned, as demonstrated by numerous findings from archaeological excavations. The most important findings from the excavations of Motya may be seen in the Archaeological Museum of the island, created by Joseph Whitaker, who, for all his life, cultivated an amateur but expert interest in the natural sciences, history and archaeology. At the beginning of this century, Whitaker bought the island and conducted the first systematic archaeological exploration of the city. It is to this man, illustrious member of a rich English family which possessed industries and other commercial interests in Sicily, that we must give the credit for the fundamental impulse he gave towards the study and the divulgation of the archaeological heritage of Motya. |
GIOVINETTO DI MOTHIA
Provenienza: Isola di Mozia- Zona K, ottobre 1979; rinvenuto sotto un cumulo di detriti in giacitura secondaria.
Dimensioni: altezza complessiva stimata m. 1,94 Materiale: marmo bianco a grana grossa cristallina di presumibile origine cicladica, con tracce di policromia. Conservazione: testa trovata staccata dal busto, corpo privo dei piedi delle braccia; si conserva parte della mano sinistra. Abrasioni e scheggiature sulla superficie della statua dovuti al trascinamento dal luogo dell’originaria collocazione ed al contatto con il materiale detritico che la ricopriva. Descrizione: personaggio maschile stante, vestito di una lunga tunica pieghettata, trattenuta al petto da larga fascia con fori centrali per l’applicazione di elemento decorativo; calotta cranica parzialmente lavorata con fori per il fissaggio di un copricapo di altro materiale; fila di riccioli sulla fronte e sulla nuca. La resa dei muscoli delle spalle suggerisce la posizione delle braccia mancanti: il destro proteso in avanti, il sinistro piegato, del quale si conserva la mano sul fianco. La gamba destra è flessa in avanti mentre la sinistra, dritta, sostiene il peso del corpo. Datazione: secondo quarto del V sec.a.C. Probabile committenza punica e bottega siceliota. |
LA STRADA PUNICA
Mozia sorge sull’isola di S. Pantaleo al centro di un braccio lagunare chiuso, ad Est, dalla costa occidentale della Sicilia ed a Ovest dall’Isola Lunga.
Fortificata da una cortina di muro che la cingeva tutt’intorno al perimetro, era collegata con la terraferma da una strada che partendo da Porta Nord arrivava fino a Birgi. Di questa strada, percorribile fino agli inizi degli anni ’70, della lunghezza di circa 1,7 km e larga tanto da accogliere due carri affiancati, si possono osservare ad occhio nudo, sotto il livello del mare, le tracce a noi pervenute. - VISITA VIRTUALE |
IPOGEO DI CRISPIA SALVIA
Nell’area della necropoli punica si trova l’ipogeo di Crispia Salvia (fine II – IV sec. d. C.), una camera funeraria con sei deposizioni e pareti interamente dipinte, accessibile tramite un dromos con deii gradini scavati nella roccia. L’ipogeo è identificabile da un’epigrafe con latina con la quale Iulius Demetrius dedica il suo pensiero alla moglie Crispia Salvia morta a quarantacinque anni. La decorazione pittorica è costituita da una scena con cinque figure maschili incedenti verso una flautista seduta, una scena di banchetto funebre, quattro pavoni, di cui due su alti Kalathoi, ricolmi di frutta e fiori e sulla parete posta di fronte l’ingresso vi sono due figure alate che reggono un festone.
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NECROPOLI MONUMENTALI
La necropoli punica occupava una vasta area, ora compresa tra le vie Cattaneo, Struppa, D’Azeglio, De Gasperi, nella quale sono state rinvenute tombe a fossa e a pozzo, semplici o ipogeiche, con ricchi corredi funerari. L’area continuò ad essere utilizzata fino alla tarda età imperiale con la sovrapposizione di nuove sepolture alle più antiche e con i conseguenti adattamenti e manomissioni. In via del Fante si trovano sepolture romane a lastre di tufo intonacate, a piramide, a cupola, databili tra la fine del III e gli inizi del II secolo a.C., ricche di corredo funebre.
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NECROPOLI PALEOCRISTIANE DI S.MARIA DELLA GROTTA
Le cosiddette catacombe di Lilibeo si estendevano in una vasta area compresa tra la chiesa della Madonna dell’Itria e, costeggiando la linea ferrata, fino alla strada nazionale per Trapani. Si tratta di un complesso di camere funebri, ipogei, tombe ad arcosoli, ricavati sia sfruttando le cavità naturali, sia scavando il banco tufaceo. L’area dell’ex convento dei Niccolini è ricca di tombe ad arcosolio, semplici o con decorazione dipinta. Di particolare importanza il complesso sud dell’area, composto da tre arcosoli, con pavimento a mosaico, raffigurante un vaso biansato policromo.
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